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Padre Pio

Padre Pio Baschirotto nasce a Rovereto di Guà, in provincia di Verona, il 25 settembre 1941, da genitori di umili condizioni, ma ricchi di valori umani e sostenuti da una fede cristiana profonda, genuina e coerente.

“Figlio della guerra”, la povertà e la fame furono le compagne di viaggio della sua infanzia. Ma la povertà può diventare anche maestra di vita e può produrre frutti preziosi. A padre Pio insegnò ad accettare di buon animo la sofferenza e il sacrificio, lo allenò a valorizzare lo sforzo e la fatica, risvegliò poco a poco in lui il sentimento di fiducia nella Provvidenza, come pure lo spirito di solidarietà con i poveri.

Scoperta la sua vocazione, nel 1958 entrò nel Noviziato dei Salesiani, affascinato dalla figura e dallo spirito di san Giovanni Bosco, e il 18 agosto 1959 fece la sua professione religiosa nella famiglia salesiana.

Il 21 marzo 1970 fu ordinato sacerdote a Verona e durante i primi anni esercitò il ministero sacerdotale a Bolzano. Lavorava allora con un gruppo di 50 giovani delle valli di tutta la provincia; già da questa esperienza si distingueva lo spirito missionario di Pio, il suo spirito pratico e umano, il suo entusiasmo… Si fece carico di un progetto di accoglienza e assistenza di un consistente gruppo di senza tetto della città e, sempre a Bolzano, assieme a una assistente sociale di Bressanone, di un centro di recupero per prostitute.
In quegli anni accompagnava anche un gruppo di giovani della “Operazione Mato Grosso” – un’organizzazione di volontariato – con parecchie missioni in America Latina e con loro organizzava campi di lavoro, finché, nel 1972, padre Pio andò in Ecuador, a fondarne una nuova.

Da quel momento la vita di padre Pio prese un’altra direzione. I “suoi poveri” divennero i bambini indigeni della cordigliera Andina dell’Ecuador e in seguito tutti i membri delle comunità indigene .

Dai 3600 metri della missione di Zumbahua, in provincia del Cotopaxi nel 1976 fu trasferito nella provincia del Bolívar, alle falde del colosso montuoso del Chimborazo. Qui Pio impartiva 8 ore di scuola al giorno ai campesinos e il sabato e la domenica percorreva gli impervi sentieri andini su distanze di fino a 10 e anche 12 ore di cammino per raggiungere le comunità dove esercitava il suo ministero strettamente pastorale.

Dopo essere tornato in Italia per otto mesi per rimettere in sesto il suo fisico duramente messo alla prova, riprese il cammino missionario nel 1979, quando assunse la direzione della Hospedería Campesina “La Tola” a Quito, una piccola casa di accoglienza. Pio la ampliò fino a poter ospitare 400 campesinos al giorno emigranti dalla Cordigliera.

Fondò poi, anche con l’appoggio della nostra associazione e l’investimento di un milione e mezzo di dollari una nuova hospedería a sud di Quito. Per prevenire l’urbanizzazione Pio lavora direttamente con le comunità di provenienza degli emigranti, raggiungendo 384 comunità indigene e creandovi scuole e posti di lavoro.

Nel mese di agosto del 2007 don Pio Baschirotto ha lasciato la direzione dell’Opera Salesiana di Cayambe per assumere quella della Missione Salesiana di Zumbahua, nella regione di Cotopaxi a circa 4000 metri di altitudine, dove era già stato nel 1972, quando arrivò per la prima volta in Ecuador con i giovani dell’Operazione Mato Grosso. In proposito così scrive agli Amici “mi sto acclimatando in questo gelido paradiso di Zumbahua, dove navigo proprio in un mare di miseria. In questo contesto di immutata povertà, ho assunto nuovamente la responsabilità di questa Missione. E’ cresciuta la popolazione del centro di Zumbahua e, poco a poco, i sindaci del capoluogo comunale che si trova a un’ora di macchina, qualcosa hanno fatto dal punto di vista urbanistico, pavimentando la piazza e le 4 vie principali. C’è molto via vai di turisti, perchè qui nel territorio c’è un punto di attrazione spettacolare: il cratere enorme di un vulcano spento con nel fondo un lago dalle acque salate, una cosa bellissima; si può scendere per un sentiero fino al lago, e se la fatica per risalire (45 minuti) è troppa, si può usare un “taxi”, cioè un asino o un mulo che i campesinos mettono a disposizione, a pagamento.